L'uomo
Un trascorso da atleta, in gioventù ha raggiunto i massimi livelli praticando il motocross ed il ciclismo.
Ha tre figli che adora, Rebecca, Marcello e Fabrizio.
Da anni lavora come falegname per l'areonautica italiana.
Mi ritengo un po' troppo espansivo. Ho provato a correggermi ma il risultato non cambia. Ho un gran numero di conoscenti e un ristretto numero di amici. Mi piace vivere sereno ed avere la possibilità di costruire. Ho costruito uno chalet di legno dal prato al tetto con tanto di misure e disegno.
Ho avuto la sventura di separarmi dalla mia ex moglie e per un certo periodo ho vissuto giorni di vera difficoltà.
I miei tre adorabili figli sono a me vicini nella giusta maniera.
Ritengo che la vita presenta tante sorprese e non sempre sono positive, ma con calma si risolve sempre tutto perché il tempo sistema sempre ogni cosa. Oggi vivo un giorno alla volta cercando di vivere facendo ciò che mi piace.
Ho lavorato da apprendista falegname nell'azienda di famiglia fino a dopo il servizio militare prestato a Livorno come paracadutista poi, nei primi anni ottanta ho vinto un concorso statale come falegname manutentore in aeronautica militare dove ancora oggi lavoro.
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Se penso a mio papà penso ad una persona sensibile e creativa... Nell'arte riesce ad esprimere tutti questi aspetti della sua personalità. Sa riproporsi con opere nuove e il suo sperimentare nuove tecniche ed idee lo porta ad essere quello che è anche come persona: interessante ed originale.
Rebecca Bertolo
Ognuno di noi vive ed interpreta la propria esitenza secondo le sue idee e pensieri, non esiste una via comune a tutti o una verità assoluta, il bello è che mio padre ha deciso di condividere con amici e appassionati i suoi pensieri e le sue abilità che da sempre lo contraddistinguono, il suo è un mondo complesso, di forme, colori e emozioni differenti che vanno oltre l'aspetto, raccontano l'evolversi di un uomo e il mondo che lo circonda lasciando grande spazio a interpretazione e quesiti interessanti.
Marcello Bertolo
Originale, creativo e sincero. Questo é mio papà, e lo rispecchia nell'arte!
Fabrizio Bertolo
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Ho perso di vista Pier per oltre vent’anni, nel frattempo entrambi siamo cresciuti ma ricordo ancora perfettamente la prima volta che mi imbattei in lui: durante una gara di motocross a cui stavo partecipando, poteva essere il 1976, ad un certo punto sentii delle urla esagerate dietro di me. Ovviamente le moto da gara non hanno alcun avvisatore acustico, per cui quando si vuole strada, bisogna arrangiarsi come si può! Sulle prime non capii, ma visto che la mia andatura non era propriamente velocissima, realizzai che non poteva essere l’incitamento del pubblico. In un batter d’occhi, fui infilato, alla velocità della luce, da uno spilungone con un’improbabile tuta mimetica, che dopo avermi doppiato andò a vincere la gara. Indovinate chi era? Poprio lui, Pier. Leggevo il suo nome, sempre nei primissimi posti, nelle classifiche pubblicate sulle riviste del settore, ma non avevo idea di che faccia potesse avere. Per me rimaneva un fulmine, anche se piuttosto sgraziato perché cavalcava una moto troppo piccola per la sua statura e per la sua grinta.
Iniziai a frequentarlo qualche anno più tardi: io avevo ormai abbandonato l’agonismo ma rimanendo sempre un appassionato di questo sport iniziai a seguire da spettatore quasi tutte le gare del campionato italiano e del mondiale. Nel frattempo Pier era diventato “Senior”, la massima categoria a livello nazionale, e partecipava proprio al campionato italiano. Questa volta le dimensioni della moto erano decisamente più adeguate al suo fisico: si trattava infatti di una poderosa 500cc, il massimo. Purtroppo un ginocchio seriamente malandato, pochi mezzi, ed una moto piuttosto inaffidabile non gli consentirono di esprimersi al meglio, anche se qualche bella soddisfazione se la tolse; ricordo che per me e per alcuni amici il fatto di conoscere personalmente un pilota senior era una cosa davvero straordinaria. Sicuramente il suo era il team più piccolo di tutto il campionato: lui, Cinzia e “Cisco”, il suo fedele e capace meccanico.
Ritengo che un tempo Pier fosse un po’ più chiuso di quanto non lo sia oggi, e forse avesse un po’ più di imbarazzo nel dichiarare i propri sentimenti. Sono certo che lui apprezzasse molto la vicinanza degli amici alle gare: questo lo compresi una volta che, probabilmente faticando a trovare le parole adatte per esprimermi tutta la sua gratitudine, mi regalò un paio di guanti da motocross. Cercai di rifiutare perché erano un regalo costoso, ma lui non volle sentire ragioni. Dovetti accettarli perché si stava davvero arrabbiando, e quasi due metri di Pier arrabbiato sono davvero preoccupanti. Pier è fatto così, è uomo di grande generosità. Ho conservato i guanti per parecchio tempo, fino a che, proprio un paio d’anni fa, decisi di utilizzarli per guidare lo scooter nella brutta stagione.
Ho conosciuto la sua bellissima moglie ed i suoi primi due figli e poi, senza alcuna ragione particolare, ci siamo persi di vista. Sapevo che stava ricevendo grandi soddisfazioni dai figli, che crescevano sani e che avevano intrapreso una felice carriera sportiva, nel ciclismo. Purtroppo sono venuto a sapere anche della sua separazione e ciò mi è molto dispiaciuto perché lui e Cinzia erano davvero una bella coppia. Fortunatamente, sono rimasti in buoni rapporti.
Poi, un bel giorno, verso la fine del 2015, ricevetti una sua richiesta di amicizia tramite Facebook. Scambiammo due parole, mi venne il desiderio di incontrarlo per sapere qualcosa di più circa la sua passione per l’arte che aveva maturato negli anni in cui siamo stati lontani, e così lo andai a trovare al Centro Culturale Silos in occasione di una sua mostra. Non lo trovai per nulla cambiato: fisico asciutto, un bel sorriso, determinato. Anzi, mi parve addirittura migliorato caratterialmente: più rilassato, più tranquillo.
E’ stato bello farsi raccontare cosa ci fosse dietro le sue realizzazioni. A mia volta gli ho raccontato di cosa mi occupo ed in seguito mi ha contattato per farsi realizzare il progetto grafico di un opuscolo dedicato alle sue opere migliori, ed abbiamo deciso di realizzare anche questo sito internet.
Ora dovrò metterci impegno a considerarlo nelle vesti di artista: pur con tutto il suo talento, per ora fatico ad immaginarlo alle prese con tela e pennelli. E’ più forte di me, quando penso a lui, lo immagino con la sua tuta mimetica infilata oppure con le mani saldamente aggrappate al manubrio della sua Husqvarna 500. Per fortuna, penso, era un mezzo poco affidabile, altrimenti, forse ora avremmo un artista in meno.
Massimo Mormile